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Se non c'è ricerca con gli utenti non è user experience design. È un mantra che ripeto ogni volta. Naturalmente non sono il primo a dirlo, ma è divertente rendersi conto che, sebbene in contesti diversi, la stessa tesi fosse sostenuta, duemilaesettanta anni fa, da una voce piuttosto autorevole: Marco Tullio Cicerone.

Nel suo De oratore Cicerone critica quegli avvocati che, fingendosi troppo indaffarati, non si degnano di prendersi il tempo per parlare del caso con il proprio cliente, dimostrandosi non solo ignoranti, ma anche ottusi. È indispensabile, dice l'oratore Romano, parlare con il cliente, a porte chiuse, senza che nessun altro sia presente. Fare in modo che egli illustri bene il suo caso, giocare con lui la parte dell'avversario, in modo da facilitare il processo di elicitazione (no, Marco Tullio questa parolaccia non la usa, spero mi perdoni se io non trovo di meglio) della conoscenza del cliente.

Una volta che questa fase di ricerca si è conclusa, il lavoro dell'avvocato è quello di ponderare i fatti, selezionare quelli che si ritiene possano giovare alla causa, e tacere quelli che possono risultare deboli o dannosi.
Soltanto dopo che questo lavoro di ricerca e di sintesi concettuale è portato a termine, l'avvocato troverà la forma verbale adeguata.
Per gli appassionati di retorica, questi tre passaggi corrispondono, di fatto, ai tre canoni dell'Inventio, Dispositio, Elocutio.

Ma credo che valga la pena riportare le parole di Cicerone (de Oratore, II, 24, 101 - 103).

Vi sono degli avvocati che, volendo far credere di essere molto impegnati, tanto da essere costretti a correre per tutto il foro e a passare da una causa a un’altra, affrontano le cause senza averle studiate, rendendosi così colpevoli o di trascuratezza, nel caso di una causa spontaneamente assunta, o di slealtà, nel caso di una causa affidata loro da altri: ambedue colpe gravissime. Vi è poi un altro inconveniente, più grave di quanto non si creda, e cioè il fatto che, quando la causa non si conosce, non si può parlare che malissimo. Così mentre disprezzano la colpa più grave, cioè quella d’ignoranza, si macchiano di quell’altra, che essi vorrebbero di più evitare, quella di ottusaggine.

Da parte mia soglio sforzarmi affinché il cliente mi illustri bene il suo caso, e voglio che nessuno sia presente, perché egli possa parlare più liberamente; oltre a ciò mi do a sostenere le ragioni dell’avversario, affinché il cliente sostenga le sue e tiri fuori tutto ciò che gli viene in mente intorno alla causa. Così quando egli è partito, io, che sono uno solo, sostengo con la più grande imparzialità tre parti e cioè la mia, quella dell’avversario e quella del giudice. Quelle ragioni che mi sembrano tali da riuscire più utili che dannose, decido di esporle; quelle invece che mi sembrano più dannose che utili, le respingo e le scarto.

Il risultato di ciò è che io in un primo tempo penso a ciò che debbo dire e in un secondo tempo lo dico; la maggior parte degli avvocati invece, fidandosi del proprio ingegno, compiono questi due atti in un solo tempo; e certamente essi parlerebbero meglio, se si convincessero che uno è il tempo di pensare e un altro quello di parlare.

Pertanto, la prossima volta che sentite qualcuno riempirsi la bocca con termini come user experience senza aver visto l'ombra di un utente, spiegategli che sta facendo la figura dell'ignorante ottuso. Non lo dico io, lo dice Marco Tullio Cicerone.

Ita non nulli is the new lorem ipsum

Da parte mia, ho deciso che, da oggi in poi, al posto di lorem ipsum userò l'originale latino del passaggio di Cicerone. Qualora qualcuno mi chiedesse cosa significa, saprò cosa rispondere ;)

Ita non nulli, dum operam suam multam existimari volunt, ut toto foro volitare et a causa ad causam ire videantur, causas dicunt incognitas; in quo est illa quidem magna offensio vel neglegentiae, susceptis rebus, vel perfidiae, receptis. Sedetiam illa maior opinione, quod nemo potest de ea re, quam non novit, non turpissime dicere: ita dum inertiae vituperationem, quae maior est, contemnunt, adsequuntur etiam illam, quam magis ipsi fugiunt, tarditatis.

Equidem soleo dare operam, ut de sua quisque re me ipse doceat et ut ne quis alius adsit, quo liberius loquatur, et agere adversari causam, ut ille agat suam et quicquid de sua re cogitarit in medium proferat: itaque cum ille discessit, tris personas unus sustineo summa animi aequitate, meam, adversari, iudicis. Qui locus est talis, ut plus habeat adiumenti quam incommodi, hunc iudico esse dicendum; ubi plus mali quam boni reperio, id totum abiudico atque eicio.

Ita adsequor, ut alio tempore cogitem quid dicam et alio dicam; quae duo plerique ingenio freti simul faciunt; sed certe eidem illi melius aliquanto dicerent, si aliud sumendum sibi tempus ad cogitandum, aliud ad dicendum putarent.

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