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Poiché il tema dell'etica nel design sta riscuotendo un crescente interesse, ho creato un canale nel gruppo slack ux ia
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Il tema del wud di quest'anno è il futuro che vogliamo, e si riferisce esplicitamente agli obiettivi onu per uno sviluppo sostenibile. Il tema è una occasione per una riflessione sugli aspetti etici di quello che facciamo.
E la riflessione etica è per me una occasione ghiotta per (re)introdurre Aristotele nella user experience

Una precisazione è necessaria: Aristotele credeva nella schiavitù e non credeva nella parità fra i sessi. Ma fortunatamente buona parte del suo impianto teorico e metodologico regge anche se emendata su questi punti.

L'etica nicomachea, che citerò in questo intervento, affronta molti degli obiettivi proposti dall'ONU

Le motivazioni

Uno degli aspetti più interessanti dell'etica aristotelica è il suo modello motivazionale.
Un modello che presenta una gerarchia di scopi e bisogni, che distingue le motivazioni estrinseche ed intrinseche, che identifica una serie di bisogni fondamentali.
Soprattuto, un modello che vede - al vertice - proprio il concetto di benessere degli individui.

εὐδαιμονία

Eudaimonia è il termine che Aristotele usa per definire il benessere. È un termine che viene spesso tradotto con felicità.
Etimologicamente, sta ad indicare lo stato di un individuo posseduto da un demone che lo rende simile al divino.

L'eudaimonia è quello stato di grazia che permette agli individui di esprimere tutto il loro potenziale.
È un concetto coerente con la Metafisica di Aristotele, con l'idea che l'attività permette di realizzare le potenzialità di un individuo.

albero

La metafora è quella della fioritura di ciò che nel seme era solo in potenza.

Il concetto di eudaimonia è alla base delle più importanti teorie motivazionali e sul benessere psicofisico del ventunesimo secolo: tanto per fare qualche esempio, Ryan et. al. (2001), Waterman et. al. (2008), Ryff et. al. (2008).

εὐδαιμονία κατ᾽ ἀρετὴν ἐνέργεια

(l'eudaimonia è nelle attività che facciamo in maniera eccellente)

Uno degli aspetti più interessanti è che l'eudaimonia non definisce tanto quello che abbiamo, quanto quello che facciamo, e come lo facciamo. Il benessere, la fioritura dell'individuo si esprime nelle attività che vengono fatte in maniera virtuosa.

L'idea è per molti versi paragonabile a quella di flusso di esperienza ottimale (flow) di Csikszentmihalyi et. al. (2014).

L'infelicità

L'idea di Aristotele è che l'eudaimonia sia il fine ultimo degli individui, il compimento della vita. Ma se il benessere è - o dovrebbe essere - il nostro destino naturale, perché spesso non viene realizzato? Perché le persone sono infelici?

Le ragioni, per Aristotele, sono molte. In primo luogo, sebbene l'eudaimonia non consista in quello che si ha, se alcuni bisogni fondamentali non sono soddisfatti è più difficile esprimere il proprio potenziale.

Se una persona è molto povera, o malata, o molto brutta, o priva di amici e di rete sociale, o di legami famigliari, raggiungere l'eudaimonia diventa più difficile.

Sono quelli che io definirei gli ingredienti del benessere, le risorse materiali e immateriali. Ne parlo nelle mie slide sugli aspetti motivazionali.

φρόνησις

phrónēsis

Ma gli ingredienti, le risorse da sole non bastano, ci dice Aristotele. È necessario avere quella conoscenza pratica che ci permette di capire cosa è importante, e come ottenerlo: la saggezza e la virtù.

Rimanendo in metafora, dobbiamo avere la capacità di decidere che cosa fare con i nostri ingredienti, e dobbiamo conoscere la ricetta. O meglio, dobbiamo sapere cosa vogliamo, cosa è importante per noi, e come ottenerlo.

Il cosa ed il come sono scelte etiche. È interessante come questa distinzione emerga anche in alcuni autorevoli modelli del concetto di valore. In The Nature of Human Values Rokeach (1973) distingue fra valori terminali dai valori strumentali. I primi ci aiutano a capire cosa vogliamo, i secondi ci aiutano a mantenere degli standard di condotta nel perseguire i nostri fini. Si veda anche Cheng et. al. (2010) e le mie slide sui valori.

ἀκρασία

(akrasia)

Il termine Akrasia viene generalmente tradotto come mancanza di autocontrollo. Il suo contrario è Enkrateia

Secondo Aristotele, vi è akrasia quando una persona, pur avendo le risorse le la capacità di identificare il cosa ed il come, non si comporta in maniera coerente, in quanto perde il controllo su se stesso. Le cause possono essere molteplici.

θυμός

Thymos, che significa passione ma anche impulsività. È la mancanza di controllo dovuta ad emozioni come la rabbia.

A giudicare dal comportamento delle persone sui social network, l'ipotesi di Aristotele sembra confermata. Qualche giorno prima della mia presentazione al WUD, era apparsa la notizia di una signora di 68 anni denunciata per aver insultato il presidente Mattarella sui social

“Non dormo più la notte da quando mi sono resa conto di cosa ho fatto, non dovevo insultare in quel modo su Facebook il capo dello Stato. Era un periodo molto caldo, in cui gli animi erano surriscaldati da alcuni parlamentari dei Cinque Stelle di cui ero simpatizzante. Mi sono lasciata contagiare stupidamente da questi fatti. Io che sono madre, nonna, amante della pittura e degli animali”
“Ho quasi 70 anni, faccio parte di quella generazione che non è certo composta da geni della tastiera, ho la terza media, sono istintiva. È stata la mia inesperienza, eravamo tutti su di giri in quel momento”, ha detto la donna, che fino a quel momento, nella sua vota aveva solo preso 3 multe.

Insomma, tipico esempio di una persona che perde il controllo, contagiata dalla rabbia.

Vi sono evidenze neurocognitive compatibili con queste ipotesi.
Un articolo Bush et. al. (2000) identifica - fra i ruoli funzionali della corteccia cingolata anteriore - la modulazione dell'attivazione cognitiva ed emotiva del cervello. Gli aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi sono processati dalla corteccia cingolata anteriore in aree anatomiche separate: Bush et. al. (2000) distinguono la parte dorsale, deputata agli aspetti cognitivi, e la parte ventrale-rostrale, coinvolta negli aspetti emotivo-affettivi. Le due aree tendono ad inibirsi a vicenda, e dunque quando vi è un arousal emotivo molto alto, le capacità cognitive tendono a diminuire.
Questo meccanismo è in linea con l'idea di Aristotele che, sebbene vi sia conoscenza in potenza, se l'arousal emotivo non è tenuto sotto controllo, nell'atto quella conoscenza non è utilizzata: la persona dimentica ciò che sa essere giusto e sbagliato - in termini sia di obiettivo che di mezzi - e si lascia travolgere dalle emozioni.

Bush 2000

ἀκολασία

(akolasía)

Il termine ἀκολασία (akolasía) deriva da κολάζω (kolazó) che significa castigo, punizione, e viene tradotto con licenziositàkolasi/a-contents), ma etimologicamente significa essere impunito.

L'akolasía, secondo Aristotele, è l'incapacità di resistere ai piaceri del cibo e del sesso. Al WUD ho raccontato di uno spot di 20 anni fa: omnitel pubblicizzava la summer card, che permetteva di risparmiare sulle telefonate. L'offerta mi interessava, e dunque mi capitò di guardare lo spot per capirne le caratteristiche. Il problema è che i testimonial dello spot erano Alain Delon ma soprattuttamente Megan Gale in splendida forma. Il risultato è che io, ipnotizzato dall'australiana esplosiva, dimenticavo di prestare attenzione all'offerta :D

ἀσθένεια

asthéneia può essere tradotta come debolezza di carattere. In questa circostanza la persona ha i mezzi, sa cosa sia giusto perseguire, sa come fare, ma non ha la forza di carattere per portare a termine i compiti necessari per raggiungere il risultato. È utile ricordare che la virtù si esprime non in un singolo atto virtuoso, ma nel comportamento abituale di una persona.

Le responsabilità del benessere

Chi è responsabile dell'eudaimonia di una persona? Indubbiamente, il ruolo principale lo gioca la persona stessa, che ha il diritto, ma anche la responsabilità, di utilizzare le proprie risorse per perseguire, in maniera eccellente, i fini più nobili. Citando Voltaire, potremmo dire che ognuno di noi deve coltivare il proprio giardino, coltivare la conoscenza pratica necessaria a fare la scelta giusta, resistere a quegli eccessi che portano a comportamenti sbagliati, ed investire l'energia necessaria per rimanere fedeli, con costanza, alle scelte fatte.

Lo scopo della polis

Aristotele ha una concezione molto alta - e molto forte - del ruolo e dell'importanza della Polis, della comunità di cui gli individui sono cittadini. Ed il fine della comunità politica è il benessere, l'eudaimonia dei cittadini.

È interessante notare come questo spirito animi anche l'articolo 3 della nostra costituzione:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Soluzioni

Proviamo a fare il punto: secondo Aristotele (e secondo le più recenti teorie del benessere e della psicologia positiva) il fine ultimo delle persone è l'eudaimonia. Ma il percorso per arrivare a questo stato di benessere è irto di ostacoli. Come possiamo fare per rimuovere gli ostacoli, come recita il citato articolo 3?

Lo stato etico

Parte della responsabilità, come abbiamo visto, è a carico della polis. E la politica, lo stato, ha anche la forza e l'autorità per imporre o impedire dei comportamenti. È notizia di pochi giorni fa che il governo cinese ha imposto dei limiti all'uso dei videogiochi per i minorenni. La cosa può scandalizzarci, ma se pensiamo all'obbligo dell'uso delle cinture di sicurezza, del casco, o all'obbligo vaccinale, ci rendiamo conto che l'approccio non è necessariamente deprecabile.

Nudge, o la spinta gentile

Una seconda possibilità è che qualcuno - generalmente una istituzione pubblica - incoraggi quei comportamenti coerenti e scoraggi quelli incoerenti con l'eudaimonia. Non a caso il sottotitolo di Nudge [Thaler et. al. (2009)] è "Improving decisions about health, wealth, and happiness".
Molte delle politiche che oggi sono etichettate come Nudge sono del tutto compatibili con una visione artistotelica dell'etica. Ad esempio, Hawkes et. al. (2015) citano, fra le spinte gentili per la prevenzione dell'obesità, "to overcome barriers to the expression of healthy preferences". Rimuovere gli ostacoli, appunto.
È però necessario tener conto che Nudge ha innescato una riflessione riguardante il paternalismo liberale, e qualcuno si chiede se sia giusto che le istituzioni pubbliche diano queste spintarelle.

Dal mio punto di vista, il problema è che - in alcune sue forme - il cittadino non è consapevole della spinta, e dunque il suo comportamento non è frutto di una scelta consapevole.

Il ruolo del designer

Il comportamento etico

Dovendo fare una sintesi della mia interpretazione dell'etica nicomachea, provo a dare la seguente definizione:

La realizzazione sistematica di comportamenti frutto di una scelta consapevole finalizzata a contribuire al benessere proprio e della propria rete sociale

In questa prospettiva, come possiamo - come policy maker, imprenditori, designer - aiutare gli utenti, e rimuovere gli ostacoli?
Nella mia sintesi ho identificato quattro principali ostacoli:

  • la mancanza di risorse adeguate
  • la non conoscenza del cosa, del perché e del come
  • l'influenza negativa di emozioni e di passioni
  • la difficoltà ad essere persistenti nei propri comportamenti

Le risorse

"Rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale" è, a mio avviso, un compito che esula dalle possibilità dei singoli individui e che è a carico delle istituzioni. Naturalmente, è responsabilità di ognuno di noi coltivare le proprie risorse, e di spingere gentilmente ma con fermezza i politici ad adottare politiche adeguate.

La conoscenza

Nelle slide sulla conoscenza sostengo che la conoscenza è finalizzata ad agire in maniera efficace, al fine di soddisfare scopi e bisogni e massimizzare la fitness (ovvero la eudaimonia in salsa Darwiniana ;) ), e che l'informazione ha senso solo se si integra nella conoscenza. Nella mia bozza di cognitive information architecture sostengo che l'informazione è ciò che permette di nutrire la conoscenza.

Dunque, la conoscenza ci serve (anche) per fare le scelte giuste (è la phrónēsis di Aristotele), e l'informazione ci serve per nutrire ed aggiornare la conoscenza.

Da questi assunti ne deriva che l'architettura dell'informazione ha una forte valenza etica. Aiutare le persone a scegliere in assonanza con i loro reali bisogni e in modo da promuovere la loro eudaimonia significa dare loro un maggior potere, ampliare la loro phrónēsis.
Quello che sostengo nel promuovere la CogIA è che i designer devono adattare le informazioni alle strutture fenomenologiche, cognitive e conoscitive degli utenti.

Le emozioni e le passioni

Come sappiamo, le emozioni (positive o negative) e i bisogni di base (cibo, sesso, sicurezza) sono potenti strumenti di persuasione, che possono essere usati per indurre le persone a fare scelte impulsive, di pancia, spesso contro i loro interessi eudaimonici.
E, paradossalmente, uno dei testi sacri della persuasione - e dell'uso delle emozioni - è la Retorica di Aristotele. Sì, ancora lui.

Un uso etico di emozioni e passioni è possibile? Sì, se il fine è quello di dare forza alle scelte consapevoli delle persone, e non quello di diminuirne le capacità cognitive per indurle a decisioni inappropriate.

La persistenza

Questo è uno degli ambiti in cui designer ed esperti di hci si sono arrovellati di più. Una velocissima ricerca su google presenta libri come questi: Bringing User Experience to Healthcare Improvement, oppure Design for Care. Questo tema è talmente vasto che meriterebbe una intera trattazione.

Mi limito a fare un paio di esempi di come anche dei piccoli accorgimenti possono aiutare le persone ad essere persistenti nei loro comportamenti virtuosi. Il primo è un esempio personale: da alcuni anni lo studio dentistico a cui mi rivolgo ha adottato la politica di telefonare ai propri pazienti, ogni sei mesi, per invitarli a prendere appuntamento per la pulizia dei denti. Prima, era onere dei pazienti chiamare per fissare l'appuntamento. Probabilmente voi siete più bravi di me, ma io - prima - spesso me ne dimenticavo, e da una pulizia all'altra passava più di un anno. Da quando mi chiamano loro, invece, sono diventato molto bravo, e mi faccio le mie due pulizie all'anno.
Apparentemente, il cambiamento è modesto: non chiamo io, chiamano loro. In pratica, il cambiamento ha fatto la differenza: da allora la mia persistenza è aumentata di molto.

Da alcuni anni l'azienda sanitaria di Trento invia un sms automatico ai pazienti che hanno prenotato un esame o una visita specialistica: "gentile Stefano Bussolon, le ricordiamo la sua visita xxx il giorno yyy". Non ho dati al riguardo, ma credo che questo semplice accorgimento abbia diminuito la percentuale di visite bucate. Il fatto di dover pagare una penale (credo 30 euro) ha peraltro contribuito al successo dell'iniziativa.

il giuramento le euristiche di Aristotele

Il titolo di questo post (e del mio intervento al wud) nasce da una conversazione con Silvia Gilotta. Ci eravamo immaginati di concludere il mio talk chiedendo ai partecipanti di giurare il giuramento di Aristotele, ispirandoci al giuramento di Ippocrate. In realtà ci siamo presto resi conto che una cosa del genere sarebbe stata poco seria, poco etica.

Nessun giuramento, dunque, ma delle euristiche. Le considero una versione beta, e mi auguro che chi mi legge contribuisca a migliorarle ed arricchirle.

Leggete queste regole come un invito alla riflessione. Coerentemente con quanto scritto, nessuno può decidere cosa voi dovete o non dovete fare, ma mi permetto ad esortare la comunità ad essere consapevole che le nostre scelte possono avere delle conseguenze nella vita dei nostri utenti, dei committenti, degli stakeholder, dei lavoratori, dei cittadini e di noi stessi.

Ecco le euristiche:

  1. essere consapevoli che vi sono prodotti e servizi che contrastano con il benessere delle persone
  2. aiutare gli utenti a fare scelte eudaimoniche
  3. usare con parsimonia tecniche persuasive che sfruttano reazioni emotive e bisogni primari (sesso, cibo, sicurezza, affetti, identità, religione)
  4. aiutare le persone a realizzare le loro attività
  5. aiutare le persone ad essere consistenti ed aderenti ai comportamenti virtuosi
  6. sostenibilità sociale: allargare la prospettiva a tutti gli stakeholder (utenti, committenti, lavoratori, cittadini, compresi noi stessi)
  7. sostenibilità ambientale: aiutare le persone a valutare le conseguenze anche ambientali dei loro comportamenti

Il pippotto finale

Infine, concludo con un breve pippotto rivolto ai designer. Molti di noi sono estremamente affascinati dalla tecnologia e da tutto ciò che l'innovazione può offrire. Indubbiamente il mondo sta correndo, e seguirne l'evoluzione è non solo utile, ma necessario. Ma pensare che la qualità di design - e sviluppo - siano determinate principalmente dalla capacità di rincorrere l'ultima novità tech è miope.
Miope perché ci si lascia affascinare dall'effimero, da qualcosa che oggi è cool e domani sarà già superato, ci si lascia ubriacare dagli hype fuffosi. Miope perché si perde la profondità di campo, la prospettiva (non è un caso che questa newsletter si chiami prospettiva ux).

Soprattutto, Aristotele ci insegna che la τέχνη (tékhnē) è necessria, ma non sufficiente. Abbiamo bisogno anche di una buona dose di ἐπιστήμη (epistḗmē), di conoscenza teorica, che ci permetta di vedere le connessioni causali, i modelli esplicativi, che ci permetta di collocare gli elementi in un disegno più ampio, più complesso, più solido e duraturo. E di φρόνησις (phrónēsis), quella conoscenza etica che ci permette di renderci conto delle possibili conseguenze delle nostre scelte.

E che, infine, se vogliamo essere dei designer eudaimonici, dobbiamo coltivare la nostra ἀρετή (aretḗ), l'eccellenza nel fare le cose.

Risorse

L'Etica Nicomachea

Aristotele e la dichiarazione di indipendenza americana

Paternalismo liberale

Testi citati

Bush, George and Luu, Phan and Posner, Michael I (2000). Cognitive and emotional influences in anterior cingulate cortex; Trends in cognitive sciences
Cheng, An-Shou and Fleischmann, Kenneth R (2010). Developing a meta-inventory of human values;
Csikszentmihalyi, Mihaly and Abuhamdeh, Sami and Nakamura, Jeanne (2014). Flow;
Hawkes, Corinna and Smith, Trenton G and Jewell, Jo and Wardle, Jane and Hammond, Ross A and Friel, Sharon and Thow, Anne Marie and Kain, Juliana (2015). Smart food policies for obesity prevention; The Lancet
Rokeach, Milton (1973). The nature of human values.;
Ryan, Richard M and Deci, Edward L (2001). On happiness and human potentials: A review of research on hedonic and eudaimonic well-being; Annual review of psychology
Ryff, Carol D and Singer, Burton H (2008). Know thyself and become what you are: A eudaimonic approach to psychological well-being; Journal of happiness studies
Thaler, Richard H and Sunstein, Cass R (2009). Nudge: Improving decisions about health, wealth, and happiness;
Waterman, Alan S and Schwartz, Seth J and Conti, Regina (2008). The implications of two conceptions of happiness (hedonic enjoyment and eudaimonia) for the understanding of intrinsic motivation; Journal of Happiness Studies

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