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Che impatto ha quello che facciamo nel mondo in cui viviamo? Più in particolare, che ricadute ha il nostro lavoro sulla vita delle persone?
Nel momento in cui decidiamo di farci questo genere di domande diventa necessaria una riflessione di carattere etico.

L'etica nasce con Aristotele che, nella sua concezione (semplificando molto) considera etici quei comportamenti che contribuiscono al pieno sviluppo delle potenzialità delle persone. Questa visione, per molti versi compatibile con la teoria di Maslow, costituisce la base di uno dei modelli contemporanei di benessere, il modello eudaimonico, che si giustappone ed integra al modello edonico, in cui il benessere viene visto in temini di valutazioni cognitive ed emotive.
Il modello eudaimonico definisce il benessere proprio nei termini dello sviluppo delle potenzialità delle persone (fluorishing) ed assume che, affinché questo avvenga, è fondamentale che siano soddisfatti i bisogni primari (materiali e non materiali) delle persone. In questo quadro è etico ciò che contribuisce, direttamente o indirettamente, alla soddisfazione dei bisogni delle persone, e quindi al loro benessere. All'etica e all'eudeimonia avevo dedicato un post: il giuramento di Aristotele.

Negli ultimi decenni però, è emersa una questione che modifica gli scenari: per mantenere il nostro tenore di vita stiamo consumando una quantità di risorse superiore a quelle che l'ecosistema riesce a produrre. La domanda a questo punto è: è legittimo, è eticamente accettabile un simile consumo di risorse naturali?
Per affrontare questo dilemma è necessario assumere la prospettiva dello sviluppo sostenibile.

Definizione di sviluppo

Per comprendere l'idea di sviluppo sostenibile può essere utile partire dalle definizioni delle due componenti: sviluppo e sostenibilità [Mensah (2019)].

Per sviluppo si può intendere, in generale, un processo evolutivo in cui aumentano le possibilità di creare nuove strutture, capaci di affrontare i problemi, adattarsi ai cambiamenti, e impegnarsi in maniera propositiva e creativa per realizzare i propri scopi.
Più in particolare ci si riferisce a una condizione sociale di una organizzazione (ad esempio una nazione) in cui i bisogni della sua popolazione sono soddisfatti attraverso l'uso razionale e sostenibile delle risorse naturali e non naturali. È un processo multidimensionale che coinvolge cambiamenti sostanziali nelle strutture sociali, nelle attitudini, nelle istituzioni, nella crescita economica, nella riduzione delle diseguaglianze, nell'eliminazione della povertà assoluta.

Definizione di sostenibilità

Per sostenibilità si intende la capacità di mantenere qualcosa (una entità, un risultato o un processo) nel tempo. Nel contesto specifico la sostenibilità è la capacità di mantenere, sostenere, migliorare un sistema economico, ecologico e sociale per lo sviluppo umano.

La sostenibilità si propone una equa ed efficiente distribuzione di risorse attraverso attività socio-economiche entro i confini di un ecosistema finito. L'equità è intesa sia a livello intra-generazionale che inter-generazionale (le generazioni future).

Implica un equilibrio dinamico nel processo di interazione fra una popolazione e la capacità dell'ambiente, tale che la popolazione riesca a svilupparsi per esprimere il proprio pieno potenziale senza produrre effetti avversi irreversibili sulla capacità dell'ambiente da cui dipende. Sono sostenibili le attività umane capaci di soddisfare i bisogni umani senza depredare o esaurire le risorse naturali a loro disposizione.

Per raggiungere questo equilibrio è necessario adoperarsi affinché l'economia e le strutture sociali si adeguino alla capacità rigenerativa del pianeta di supportare l'ecosistema vivente. Le politiche di sviluppo devono dunque rispettare i parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Lo sviluppo sostenibile

Il report della commissione Brundtland [Brundtland (1987)] definisce sostenibile lo sviluppo che permette di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future. È un paradigma che richiede di migliorare gli standard di vita senza mettere a repentaglio l'ecosistema o causare dei danni ecologici quali la deforestazione, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, il cambiamento climatico e l'estinzione di specie animali, attraverso il progresso sociale, l'equilibrio ambientale, la prosperità economica.

Lo sviluppo sostenibile si propone di garantire gli obiettivi di sviluppo umano e contemporaneamente sostenere la capacità dei sistemi naturali di fornire le risorse e i serivizi ecosistemici da cui l'economia e la società dipende. La sfida è quella di garantire un equilibrio fra lo sviluppo economico, l'integrità ambientale e il benessere sociale.

I 3 pilastri dello sviluppo sostenibile

Lo sviluppo sostenibile si basa su tre pilastri: le dimensioni, fortemente interconnesse, di cui bisogna tener conto per integrare lo sviluppo (nei termini di soddisfazione dei bisogni umani di base) e sostenibilità.

Sostenibilità ambientale

Lo sviluppo è ambientalmente sostenibile se permette all'ecosistema di rimanere produttivo, resiliente e se continua a costituire un habitat accogliente per tutte le specie biologiche e a fornire risorse per supportare l'umanità.
Il vincolo principale è che le risorse consumate non devono eccedere la capacità rigenerativa dell'ecosistema, e che i residui emessi non siano superiori alla capacità dell'ecosistema di assimilarli.

La sostenibilità ambientale è alla base del patto intergenerazionale fondativo dello sviluppo sostenibile: la soddisfazione dei bisogni delle generazioni attuali, e dunque il consumo di risorse, non deve andare a discapito della possibilità delle generazioni future di poter soddisfare gli stessi bisogni.

Sostenibilità sociale

La sostenibilità sociale implica che le attività umane abbiano un impatto non negativo, e possibilmente positivo, nella struttura socio-culturale delle popolazioni, in termini di equità, empowerment, stabilità istituzionale, identità culturale, accessibilità alle risorse di base, partecipazione alla vita comunitaria e ai processi decisionali.
Lo sviluppo è socialmente sostenibile se contribuisce ad incrementare il capitale sociale e la resilienza sociale (la capacità di una comunità di affrontare e superare avventi avversi Norris et. al. (2008)) e alleviare la povertà e l'esclusione. La sostenibilità sociale è finalizzata a incentivare lo sviluppo eudaimonico dei cittadini e delle comunità, attraverso l'accesso ai beni materiali di base (cibo, acqua, alloggi salubri, energia), a un lavoro e reddito dignitosi, alla sanità, all'educazione primaria e secondaria per tutti i cittadini, alla partecipazione politica e alle tutele dello stato di diritto, rimuovendo per quanto possibile le condizioni che limitano le loro capacità di soddisfare i loro bisogni e le discriminazioni (di genere, razziali, religiose). Sono gli obiettivi di Agenda 2030 delle nazioni unite.

Nella visione sistemica dello sviluppo sostenibile, la sostenibilità sociale non può essere perseguita a discapito della sostenibilità ambientale ed economica. Inoltre, sebbene la polis abbia un ruolo importante nel rimuovere gli ostacoli, perseguire in maniera sostenibile il proprio benessere continua ad essere una responsabilità individuale.

Sostenibilità economica

La sostenibilità economica è importante per un insieme di fattori. Per ottenere una svolta efficace verso lo sviluppo sostenibile è fondamentale il supporto dei settori produttivi e della cittadinanza, e questo supporto è difficile da ottenere per quelle politiche sostenibili da un punto di vista sociale ed ambientale ma non dal punto di vista economico. Inoltre preservare il valore complessivo dei sistemi economici e produttivi è indispensabile per garantire la sostenibilità sociale.

I fattori legati alla sostenibilità economica sono molteplici.
Avere delle solide basi economiche è un prerequisito per poter investire efficacemente in sistemi di produzione green di energia, dei beni e dei servizi.
Il benessere delle persone richiede che possano permettersi di ottenere i beni e servizi di base a prezzi accessibili anche per i meno abbienti.
Infine la sostenibilità economica rientra nel concetto di equità inter-generazionale: politiche che si basano su un forte livello di indebitamento compromettono le possibilità economiche delle generazioni future.

L'interconnessione delle dimensioni

In sintesi

  • la sostenibilità economica implica la necessità di accumulare ed investire le risorse naturali ed i capitali economici in maniera sostenibile
  • la sostenibilità ambientale è finalizzata alla conservazione della biodiversità e dell'integrità ecologica
  • la sostenibilità sociale implica lo sviluppo di sistemi politici, culturali, sanitari ed educativi capaci di assicurare la dignità e il benessere dell'umanità.

Appare evidente che le tre dimensioni sono fortemente legate: perseguire lo sviluppo sociale a discapito di quello economico o ambientale sarebbe comunque una violazione della sostenibilità.

Rapporto fra bisogni e sostenibilità

Il concetto di sviluppo sostenibile pone l'umanità al cospetto di una sfida epocale. Il problema è che vi è una forte dipendenza fra soddisfazione dei bisogni e consumo di risorse.

Jorgenson (2014), ad esempio, dimostra una stretta correlazione fra aspettativa di vita di un paese (un indicatore del benessere) e emissione di CO2 pro-capite. A conclusioni simili giungono O’Neill et. al. (2018) nell'analizzare un numero più ampio di indicatori sia del livello di benessere che del consumo di risorse: i pochi paesi che rispettano quasi tutti i parametri di soddisfazione dei bisogni primari hanno economie il cui consumo di risorse è ben oltre la soglia di sostenibilità; e i pochi paesi che rispettano i parametri di sostenibilità non raggiungono nemmeno lontanamente livelli adeguati di soddisfazione dei bisogni primari. Chi può permettersi il benessere consuma troppo, e chi consuma il giusto non ha abbastanza per soddisfare i bisogni di base.

E purtroppo il progresso tecnologico ha un impatto attualmente piuttosto marginale nel migliorare questo rapporto. Troppo spesso il progresso ha causato non una diminuzione dei consumi, ma un aumento della produzione. È il cosiddetto effetto rimbalzo (rebound effect), o paradosso di Jevons: i progressi tecnologici capaci di aumentare l'efficienza nell'uso delle risorse spesso non comportano una diminuzione del loro uso, ma ad un aumento della produzione e del consumo. E variabili macroeconomiche come la globalizzazione e l'urbanizzazione della popolazione hanno un impatto negativo sulla sostenibilità, in quanto correlano positivamente con il consumo di energie fossili e l'emissione di sostanze inquinanti.

La sfida

Vogel et. al. (2021) hanno stimato la soglia massima di energia pro-capite che può essere consumata, alle attuali condizioni tecnologiche, senza violare la sostenibilità ambientale. Il livello stimato è di circa 25-30 GigaJoule pro capite. Se consumiamo di più, deprediamo l'ambiente. Gli stessi autori stimano che, nelle condizioni ideali, servono fra i 20 e i 50 GJ pro capite per soddisfare i bisogni primari delle persone. Per arrivare ad un bilancio in pareggio (lo sviluppo sostenibile) è necessario investire su numerosi fronti.

  1. Ridurre il legame fra produzione di energia ed emissioni di CO2 e gas serra.
    La conversione a fonti di energia rinnovabili e la riduzione al ricorso a combustibili di origine fossile dovrebbe ridurre questo legame; dovrebbe dunque essere possibile generare più energia in maniera sostenibile (ovvero alzare il limite di GJ/pro capite ambientalmente sostenibile).
    Il problema di questo approccio è che - soprattutto nelle nazioni più ricche - attualmente all'aumento delle energie rinnovabili corrisponde spesso non una riduzione delle energie di origine fossile, ma un aumento dei consumi energetici [Haberl et. al. (2020)], a causa anche del già citato effetto rimbalzo. Per raggiungere l'obiettivo di diminuire l'energia di origine fossile è necessario fare leva sui fattori economici, ad esempio smettendo di finanziare l'industria fossile e tassando l'uso di quei combusitibili.
  2. Ridurre il legame fra benessere e consumo di risorse, attraverso lo sviluppo e la produzione di beni e servizi che riescano a soddisfare i bisogni delle persone utilizzando meno risorse, ad esempio utilizzando il paradigma di innovazione frugale: un approccio alla produzione di beni e servizi di basso costo ma di qualità sufficiente [Hossain (2018)].
  3. La relazione fra consumo e benessere è molto alta per livelli di consumo bassi (i paesi in via di sviluppo) ma tende ad appiattirsi a livelli di consumo maggiori: per chi non ha nulla, soddisfare i bisogni minimi può avere un notevole impatto sul benessere con costi ambientali ed energetici contenuti. Per chi ha già molto, al contrario, consumare di più ha un impatto minimo sul suo livello di benessere. In questo caso sarebbe opportuno immaginare delle politiche di decrescita dei consumi, tali da mantenere il livello di benessere riducendo il consumo di risorse [Kallis et. al. (2018)].
  4. Adottare politiche sociali, economiche ed istituzionali capaci di rafforzare quegli aspetti che massimizzano il rapporto fra benessere e consumo di risorse. Vogel et. al. (2021) mostra come alcuni fattori, quali la qualità dei servizi pubblici, della sanità, dei trasporti e delle infrastrutture, un basso tasso di diseguaglianza sociale ed economica, ed un regime politico democratico aumentino l'efficienza energetica, ovvero la capacità di garantire i bisogni di base con un minor consumo energetico.
  5. Orientare le persone verso prodotti e servizi conviviali [Vetter (2018)], ovvero capaci di soddisfare i bisogni non materiali (bisogno di relazione, di identità, di autonomia, di significato); questo può aumentare il livello di benessere delle persone e portare ad una diminuzione del consumo di risorse, disincentivando il mercato di beni materiali ad alto consumo ma con una efficacia marginale nel contribuire al benessere.

La sfida è enorme, perché ci impone di abbandonare le attività dannose e ingaggiare attività con impatto ambientale, economico e sociale positivi, e di integrare nei processi decisionali e politici sia gli aspetti economici che ambientali e sociali.
La buona notizia è che l'economia sostenibile ha dimostrato di essere non solo ecologicamente ma anche economicamente sostenibile. Ad esempio il report di Business et. al. (2017) - sintetizzato in questo post sostiene che perseguire 4 dei 17 obiettivi di Agenda 2030 (cibo e agricoltura, città sostenibili, energia pulita, salute e benessere) può generare 12 triliardi di dollari entro il 2030 e creare più di trecento milioni di posti di lavoro.

Da un punto di vista macroeconomico e politico è necessario investire nella transizione sostenibile. E, nella logica della crescita sostenibile, focalizzarsi meno sulla crescita del PIL e più sugli indici di benessere eudaimonico, ad esempio l'OECD Better Life Index. Perché, citando Bob Kennedy il PIL misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Da un punto di vista del sistema produttivo diventa necessario trovare modi più efficienti e meno impattanti per produrre e fornire i beni e i servizi che contribuiscono ai nostri bisogni.
Da un punto di vista individuale significa fare delle scelte diverse: consumare solo quello che contribuisce davvero a soddisfare i nostri reali bisogni, investire meno nelle cose e più nelle esperienze che ci fanno stare bene.

Il benessere degli esseri viventi non umani

Nella equazione benessere vs sostenibilità mi sono focalizzato esclusivamente sul benessere degli esseri umani, e in merito alla sostenibilità ambientale ho sottolineato la necessità di preservare la biodiversità e l'habitat naturale della fauna e della flora. Non ho, volutamente, affrontato il problema del benessere e dei diritti dei non umani, soprattutto degli animali usati a scopi alimentari. È un tema che andrebbe affrontato in separata sede, e in qualità di onnivoro non troppo attento a quello che mette nel carrello del supermercato, confesso di non avere la coscienza pulita.

Il ruolo del design

Alla figura del designer, soprattutto in mercati come quello italiano, manca il potere decisionale per fare davvero la differenza. È però importante essere consapevoli che ciò che progettiamo ha un'impronta, perché può aiutarci ad orientare alcune scelte di design, se ne abbiamo la possibilità e la forza. E può aiutarci a disseminare l'idea di portare i temi etici sul tavolo.

Inoltre l'UX design ha molti punti in comune con i temi dello sviluppo sostenibile:

  • il concetto di sviluppo sostenibile si basa sulla necessità di garantire il benessere eudaimonico dei cittadini attraverso la soddisfazione dei lori bisogni di base; la soddisfazione dei bisogni degli utenti è alla base anche della definizione di UX design; identificare i modi migliori per risolvere i problemi delle persone e contribuire, direttamente o indirettamente, alla soddisfazione dei loro bisogni è al centro sia dell'UX che dello sviluppo sostenibile;
  • la letteratura sullo sviluppo sostenibile abbraccia l'approccio partecipativo: coinvolgere gli attori in gioco nella progettazione delle soluzioni, affinché siano più adeguate ai loro bisogni, si faccia tesoro della loro conoscenza, e si inneschi un processo di appropriazione delle soluzioni che ne incentiva l'adozione; l'approccio partecipativo è alla base anche dell'user centered design: senza gli utenti non è UX;
  • lo UX design dovrebbe privilegiare le soluzioni che fanno un uso parsimonioso delle risorse degli utenti: risorse prevalentemente cognitive e temporali (fluenza cognitiva, flusso di esperienza ottimale) ma anche tecnologiche ed economiche; a livello macroeconomico l'innovazione frugale è uno degli approcci proposti per rendere ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile la produzione di beni e servizi; e a livello microeconomico molti aspetti dell'approccio lean alla produzione sono finalizzati ad eliminare gli sprechi di risorse.

Il design è buon design se riesce a massimizzare l'utilità (estrinseca od intrinseca) di un prodotto e servizio minimizzandone i costi (materiali, immateriali, cognitivi). Adottare una visione di sviluppo sostenibile al design significa mettere nel bilancio non soltanto i costi e i benefici legati all'utente, all'acquirente e al committente, ma anche altri fattori. La sostenibilità sociale implica tenere conto anche delle persone coinvolte nella produzione e nell'erogazione dei prodotti e servizi che progettiamo e di coloro che, anche indirettamente, ne subiranno l'impatto. La sostenibilità economica d'altronde implica la necessità di progettare soluzioni che siano alla portata economica degli acquirenti (affordable) ma che permettano agli stakeholder di ottenerne un giusto guadagno.
La sostenibilità ecologica è spesso più difficile da stimare, soprattutto per chi non ha competenze al riguardo. Sarebbe però importante cominciare a porsi il problema.

Conclusioni

Il ruolo del design è di progettare prodotti e servizi capaci di soddisfare i bisogni delle persone in maniera efficace, efficiente e soddisfacente. Avere, fra i requisiti, le dimensioni della sostenibilità può aiutarci a progettare soluzioni più etiche e più efficaci nel contribuire al benessere delle persone.

L'etica è uno dei temi del prossimo World Usability Day.

Testi citati

Testi citati

Brundtland, Gro Harlem (1987). Our common future—Call for action; Environmental Conservation
Business and Sustainable Development Commission (2017). Better Business Better World: The report of the Business \& Sustainable Development Commission;
Haberl, Helmut and Wiedenhofer, Dominik and Vir{\'a}g, Doris and Kalt, Gerald and Plank, Barbara and Brockway, Paul and Fishman, Tomer and Hausknost, Daniel and Krausmann, Fridolin and Leon-Gruchalski, Bartholom{\"a}us and others (2020). A systematic review of the evidence on decoupling of GDP, resource use and GHG emissions, part II: synthesizing the insights; Environmental Research Letters
Hossain, Mokter (2018). Frugal innovation: A review and research agenda; Journal of Cleaner Production
Jorgenson, Andrew K (2014). Economic development and the carbon intensity of human well-being; Nature Climate Change
Kallis, Giorgos and Kostakis, Vasilis and Lange, Steffen and Muraca, Barbara and Paulson, Susan and Schmelzer, Matthias (2018). Research on degrowth; Annual Review of Environment and Resources
Mensah, Justice (2019). Sustainable development: Meaning, history, principles, pillars, and implications for human action: Literature review; Cogent Social Sciences
Norris, Fran H and Stevens, Susan P and Pfefferbaum, Betty and Wyche, Karen F and Pfefferbaum, Rose L (2008). Community resilience as a metaphor, theory, set of capacities, and strategy for disaster readiness; American journal of community psychology
O’Neill, Daniel W and Fanning, Andrew L and Lamb, William F and Steinberger, Julia K (2018). A good life for all within planetary boundaries; Nature sustainability
Vetter, Andrea (2018). The matrix of convivial technology--assessing technologies for degrowth; Journal of Cleaner Production
Vogel, Jefim and Steinberger, Julia K and O'Neill, Daniel W and Lamb, William F and Krishnakumar, Jaya (2021). Socio-economic conditions for satisfying human needs at low energy use: an international analysis of social provisioning; Global Environmental Change

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