Tullio mi ha prestato le lezioni americane di Calvino. Testo ricco di riferimenti letterari. Fra gli autori citati, Borges, Barthes, Leopardi, Shakespeare. Ho cercato fra gli scaffali della mia libreria i "frammenti di un discorso amoroso" di Barthes, ma non trovo più quel libro. Mi spiace.

Ho ripreso in mano due libri di Borges, due raccolte: l'Aleph e l manoscritto di Brodie.

Un paio di settimane fa avevo letto di Borges in una cosa che parlava di tango.

Il tango è, come scriveva Borges, un modo di camminare, un modo di sentire la vita.

E dunque ho sfogliato quei libri, sperando che, da qualche parte, parlasse di tango. Sono molte le cose che mi sorprendono del tango. Una di queste è la postura. La postura, nel tango, è un esercizio dialettico. Il portamento da assumere è diverso sopra e sotto l'ombelico. Dal bacino in giù il corpo deve cercare la terra, e le ginocchia devono essere piegate, morbide, per permettere i passi lunghi, gli ochos ampi. Dal bacino in su il corpo deve tendere in alto. I maestri ti insegnano ad immaginare un filo che dalla sommità del capo ti tira in alto, come una marionetta. E, d'altra parte, le gambe morbide devono cercare la terra. Un atteggiamento per certi versi simile, mi pare, è presente nella danza contemporanea, e probabilmente in alcune arti marziali.

La dissociazione è uno degli aspetti più difficili da imparare, nel tango. Non solo dissociazione di postura, protesa verso il basso e verso l'alto. Ma anche dissociazione di direzione fra busto e bacino: nell'ocho, nel giro, il busto deve restare fermo mentre la torsione del bacino permette il gioco delle gambe. È come se, in qualche modo, il corpo dovesse rappresentare due attitudini diverse: l'alto e il basso. Le ali e le radici, per citare Kipling.

Se penso all'alto e al basso, alle ali e alle radici nella danza, non posso non pensare alla danza classica e alla danza africana. La mia sensazione è che la danza classica sia una danza che tende verso l'alto, un tentativo di volare. La danza africana, d'altro canto, parte dal presupposto che l'energia vitale viene dalla terra e vada scaricata nella terra.

Sabina e Giulio

Forse la dialettica fra ali e radici incorporata nel tango rappresenta, antropologicamente, l'Argentina e il Sudamerica. Un'umanità europea dall'ombelico in su, africana dai fianchi in giù.

Sfogliando Borges ho trovato una sola citazione di tango. Per riferirsi al tango lo scrittore parla di cortes y quebradas, tagli e torsioni. Pause e cambi di direzione. Ma la sensazione che ho è che la contrapposizione fra alto e basso sia il filo conduttore della letteratura di Borges. Ne "l'Aleph" sono rimasto colpito da un bellissimo racconto, "la ricerca di Averroè". Borges si immedesima nel filosofo arabo, prova ad immaginare la difficoltà che ha avuto nel tradurre due termini che pervadevano il libro de la poetica di Aristotele, tragedia e commedia: nessuno, nell'àmbito dell'Islam, aveva la più piccola idea di quel che volessero dire.

Ne il manoscritto di Brodie i personaggi provengono dai quartieri malfamati di Buenos Aires, o dalle campagne argentine. Guappi, pugnali, bordelli. Averroè, che divulgando Aristotele in Europa segnò una svolta nella filosofia occidentale, ed i fratelli Nelson de l'intrusa, che furono mandriani, carrettieri, ladri di bestiame e talvolta bari, una bibbia malridotta era l'unico libro che ci fosse in casa. Averroè è ciò che di più alto si possa immaginare, la colomba nel cielo della filosofia. I Nelson la polvere, la pesantezza di una vita fatta di violenze, di ignoranza, di povertà. I fratelli Nelson che si portano a casa una donna, ne fanno la loro serva, se la dividono a letto. Borges, si direbbe, fa interpretare le due tendenze contrapposte, verso l'alto e verso il basso, a personaggi diversi: l'uno è l'alto, gli altri sono il basso. Eppure la mia sensazione è che qualcosa accomuni i due destini. Averroè, prigioniero nel cielo rarefatto della raffinata cultura araba, non riesce ad immaginare cosa sia una commedia. I Nelson, entrambi innamorati della loro schiava, costretti a liberarsene uccidendola, perché "nella spietata periferia, un uomo non diceva, neanche a se stesso, di avere per una donna un interesse che andasse al di là del desiderio e del possesso, però quei due erano innamorati. Questo, in qualche modo, li umiliava".

Il filosofo e i mandriani sono costretti ad affrontare un problema uguale e simmetrico: gettare un ponte fra il cielo e la terra, fra la terra ed il cielo. La mia sensazione è che il tango voglia essere un ponte. Fra l'Africa e l'Europa. Fra un uomo ed una donna. fra la terra ed il cielo.

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